I sintomi fisici e mentali della depressione, le cause e un rimedio per uscirne

La parola allo psicologo per capire cosa è la depressione, come si manifesta e quali sono tutti i possibili modi per vincerla e uscirne.

In questo articolo parleremo della depressione, di come nasce, di come si manifesta all’esterno e di una possibile via per uscirne. Il testo non ha la pretesa di trovare la soluzione definitiva allo stato di depressione, dato che nei casi più gravi il supporto medico può essere una delle poche, se non l’unica, strada per vincerla definitivamente.

Cos’è e come si manifesta la depressione

Il termine Depressione indica una sofferenza, ben più grave della comune tristezza, caratterizzata da una profonda afflizione, dalla perdita di interesse verso tutte le cose, eventi e persone che in passato davano soddisfazione, da sintomi fisici e disturbi del pensiero.

Quando sopraggiunge questo stato d’animo, la tristezza avvolge interamente la persona e viene manifestata anche all’esterno, attraverso il corpo, per mezzo di sintomi fisiologici. Così, la persona depressa si sente come svuotata di tutto e sembra mancare ogni ragione non solo per essere felici, ma anche per arrabbiarsi. Qualsiasi sentimento, qualsiasi emozione, perde di importanza.

I sintomi fisici e mentali della depressione

In genere, durante la depressione la fame può diminuire o aumentare anche in modo rilevante ed è così che si assiste ad un dimagrimento o ad un aumento di peso ingiustificati. La stanchezza si fa sentire sempre più, i movimenti diventano lenti, i gesti e le mimiche facciali si impoveriscono ed il sonno si fa instabile, aumentando o diminuendo eccessivamente.

Quando si è depressi, si perde anche la capacità di pensare, concentrarsi e prendere decisioni. La persona depressa passa la maggior parte del tempo a rimuginare sui propri errori e su cose negative in realtà sopravvalutate ed idealizzate. Quest’attività costante e continua, carica di negatività, ha come ulteriore risultato altri sintomi psico-fisici negativi e può sfociare in veri e propri deliri di pensiero.

La presenza di una sintomatologia così invalidante, ovviamente, compromette significativamente il funzionamento sia sociale che lavorativo.

Come è possibile superare la depressione?

Nulla succede per caso quando si tratta dei segnali che il nostro corpo ci manda. E a mio avviso, quando parliamo di depressione, la cosa vale ancor di più. Il primo passo da fare è proprio prendere coscienza di questo, accettarlo come un segnale, piuttosto che come una disgrazia.
Infatti – e quello che sto per dire potrà sembrare paradossale – la cosa più importante da fare è accogliere questa emozione, perché se è arrivata un motivo ci sarà: ricorda, le emozioni sono i “messaggeri dell’anima”.

Il passo successivo è quello di capire qual è il messaggio che ci sta inviando il nostro cervello, in altre parole, quali sono i cambiamenti necessari da apportare alla nostra vita.

Ognuno di noi ha una “missione” nella vita, un talento, una propensione che lo guida.
A volte, però, ci costringiamo (per vari motivi) a non vivere la vita nel modo in cui dovremmo.

Più ci discostiamo da questa missione, più il nostro cervello cerca di farci accorgere dei nostri errori attraverso sintomi quali insoddisfazione, malessere, disagio generalizzato. Se continuiamo a non ascoltare questi avvisi che ci manda il cervello, la depressione può rivelarsi l’unica risposta a sua disposizione per spazzar via uno stato di cose non più sostenibile.

La tristezza, quindi, arriva per mettere tra parentesi chi siamo, per mandare in crisi la nostra immagine pubblica, per rompere l'idea che abbiamo di noi stessi: un'idea sbagliata che impedisce ai nostri veri talenti di esprimersi. Portandoci via dalla scena, ci costringe a momenti di silenzio e buio, spazzando via tutte le nostre certezze, creando uno spazio interno di vuoto. Solo in questo vuoto, infatti, la nostra vera originalità potrà rinascere e potremo vivere “la vita che fa per noi”.

La depressione non è visibile come una gamba rotta, ma è altrettanto concreta e dolorosa.

Gli effetti della Psicoterapia cognitivo-comportamentale

Un recente studio attesta che la Psicoterapia cognitivo-comportamentale risulta essere efficace come i farmaci antidepressivi nel trattamento della depressione.

Lo studio, pubblicato nell'edizione di aprile della rivista Archives of General Psychiatry, ha analizzato 240 persone che soffrivano di vari gradi di depressione. Un gruppo di 60 persone è stato sottoposto a psicoterapia cognitiva, a un gruppo di 120 persone sono stati somministrati medicinali antidepressivi e un terzo gruppo ha ricevuto una pillola placebo.

Secondo i ricercatori dell'università della Pennsylvania, i pazienti della terapia cognitiva partecipavano a due sessioni alla settimana della durata di 50 minuti per le prime quattro settimane dello studio. La frequenza si riduceva col tempo arrivando a una sessione a settimana nell'ultimo mese dello studio.

Dopo otto settimane di terapia i livelli di risposta (response rates) erano del 50% nel gruppo dei farmaci, 43% nella terapia cognitiva e 25% nel gruppo del placebo. Dopo 16 settimane di terapia, la risposta sia del gruppo dei medicinali che di quello della terapia arrivava al 58%. I "livelli di remissione" erano del 46% per i pazienti a cui venivano somministrati medicinali e del 40% per i pazienti del gruppo di "terapia cognitiva".

Gli autori dello studio sostengono, quindi, che la Psicoterapia cognitivo-comportamentale risulta essere efficace come i medicinali.

Conclusioni

Eccoci alle conclusioni.
Per vincere la depressione sarebbe sufficiente comprenderne i motivi e affrontarli, partendo dalla radice. In alcuni casi questo avviene anche in autonomia, avviando un percorso interno, un dialogo con sé stessi di approfondimento, di re-impostazione di obiettivi, credenze, valori. Nei casi più acuti, invece, questo non basta. In questo caso non bisogna assolutamente esitare a chiedere aiuto ad uno specialista, in quanto, come abbiamo visto, le facoltà di pensiero possono essere ampiamente compromesse e la persona depressa, anche se in buona fede, potrebbe addirittura peggiorare la situazione cercando di uscirne da sola.



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